Con molto piacere pubblichiamo questo articolo che è comparso sulla Stampa di ieri, e che ci è stato segnalato da Paola Banchio.
Prendetevi qualche minuto per leggerlo con attenzione, perché è veramente interessante, per non dire entusiasmante. GRAZIE PAOLA!!!!!
L'esempio delle orchestre giovanili del Venezuela contagia l'Europa (e l'Italia)<嵌̧> 嵌̧>
Ho conosciuto «El Sistema» delle orchestre e cori giovanili e infantili in Venezuela nel 1999, durante una tournée con
L’ orchestra come metafora della società – un’immagine che da noi rischia di apparire scontata e un po’ retorica – diventa nel Sistema una realtà concreta e tangibile. Fare musica insieme è di fatto la più efficace educazione alla vita comunitaria, al rispetto, alla disciplina e soprattutto all’ascolto reciproco. L’ascolto è un elemento imprescindibile, anche se quasi sempre trascurato, nella vita civile.
Perciò sono da sempre convinto che non ci sia solo un valore estetico nel fare musica: dalla sua bellezza intrinseca, in grado di comunicare universalmente, scaturisce un intenso valore etico. La musica è necessaria alla vita, può cambiarla, migliorarla e in alcuni casi può addirittura salvarla.
Per questo motivo da sempre insisto sull’importanza dell’educazione musicale, che in ultima analisi diventa educazione dell’uomo. Prima è però fondamentale che la musica sia accessibile a tutti, democraticamente. L’amico José Antonio Abreu ha fatto proprio questo: in Venezuela ora la musica è un bene comune, come l’acqua. Il suo sogno è quello di un Paese di umanisti e di musicisti, dove la gente possa assumere dignità attraverso la forza dell’arte.
In Venezuela il Sistema è ovunque, perché si vuole che la musica sia ovunque. Ci sono centinaia di orchestre infantili e giovanili, presenti in modo capillare in ogni regione e provincia, persino nei paesi remoti, e c’è un grande sforzo affinché tutti i ragazzi possano averne accesso, nessuno escluso. Questa determinazione è alla base di uno dei progetti che più mi hanno commosso, l’ormai famoso Coro Manos Blancas, in cui ragazzi non udenti o con altre disabilità «cantano» attraverso le loro mani, con guanti bianchi, esprimendosi attraverso coreografie molto comunicative.
La musica in questo Paese è sempre presente, come strumento educativo e riabilitativo, o addirittura di riscatto; in alcune carceri, infatti, sono state costituite orchestre di detenuti, ai quali è data così la possibilità di imparare a suonare uno strumento. Il Sistema è pubblico, sostenuto dal governo venezuelano, ma si avvale di finanziamenti privati reperiti in tutto il mondo grazie a una instancabile opera di sensibilizzazione. Anche questo aspetto rappresenta sicuramente, a mio parere, un modello da imitare. Per reperire gli strumenti musicali, inoltre, c’è una vera e propria campagna di raccolta che si muove a livello praticamente mondiale.
Vengono coinvolti i liutai di molti Paesi e gli stessi musicisti, che mettono a disposizione i propri strumenti inutilizzati. Questo esempio ha felicemente contagiato anche l’Italia, dove le campagne di raccolta «Costruire con la musica» vanno a beneficio dei Paesi in via di sviluppo, delle zone belliche e del nascente «Sistema» italiano.
Dall’introduzione del Maestro Claudio Abbado al libro «La musica salva la vita» di Ambra Radaelli